IPv6 – Quello che c’è da sapere

Cosa vuol dire il termine “IPv6”?

IPv6 è un acronimo. “IP” sta per Internet Protocol, “v” per versione e 6 è il numero della versione.
L’IPv6 è l’ultima versione dell’Internet Protocol che è stato introdotto nel 1999 con il primo “tunnel” creato da Ivano Guardini presso lo CSELT.
Ma prima di addentrarci nello specifico vediamo cos’è l’Internet Protocol.

Internet Protocol

L’internet protocol è una serie di regole che definiscono in che modo i dati devono e possono viaggiare attraverso internet.
I dati che vengono instradati in rete vengono divisi in pacchetti e ogni pacchetto contiene delle informazioni quali :

1) l’header: che  contiene tutte le informazioni necessarie alla trasmissione, quali l’indirizzo IP del trasmettitore, quello del ricevitore, la vita del pacchetto, i dati che riguardano l’assemblaggio con gli altri pacchetti e così via.
2) data: contiene i dati utili trasmessi (payload)
3) checksum: un codice di controllo utilizzato per controllare la corretta ricezione dei dati ovvero l’eventuale presenza di errori.

Cos’è l’indirizzo IP?

E’ un indirizzo che viene assegnato a ogni dispositivo connesso alla rete Internet, in questa maniera tutti i dispositivi connessi a Internet leggono questo pacchetto dati, quindi dove questo pacchetto dati deve andare
e lo instradano in tutta la rete in modo tale che possa arrivare a quella specifica destinazione, server o PC.

Versioni di Internet Protocol

Due sono le versioni conosciute, l’IPv4 nato nel 1981 è il più usato a livello di rete poiché fa parte della suite di protocolli Internet e in seguito nel 1998 è stata suggerita una nuova versione, l’IPv6.
Perché la necessità allora di una nuova versione? Vediamo le differenze:

IPv4 

L’IPv4 è un protocollo a 32 bit che compongono l’indirizzo IP.
Avete presente un indirizzo IP? tipo 192.168.1.192.
I computer non ragionano con i normali numeri ma bensì con i numeri del linguaggio binario.
Se traduciamo il 192 in binario equivale a 11000000 e così via quindi da 4 terzetti da 8 bit ciascuno e ognuno di essi può assumere il valore massimo di 255 (11111111).
Considerando tutte le combinazioni di questi 4 terzetti quindi 2 alla 32esima, questa potenza del 2 può generare 4.3 miliardi di indirizzi IP.

Il problema : Saturazione indirizzi IP

Dato che l’indirizzo IP è un’informazione necessaria ed essenziale per identificare un dispositivo connesso ad Internet per permettere ai dati di essere inviati da un dispositivo A ad un dispositivo B allora è chiaro che questo protocollo Internet ha delle limitazioni.
Se pensiamo che nel mondo siamo quasi 8 miliardi, questo protocollo non è in grado di connettere tutti i dispositivi del mondo, anche se non tutti gli esseri umani hanno un dispositivo, qualcuno ovviamente ne ha più di uno e, dati alla mano ci sono 5 miliardi di persone ad oggi connesse a Internet ed ognuno di esse deve essere identificata in maniera univoca.

La soluzione : Indirizzi privati e pubblici

Dato che ormai l’IPv4 è stato sorpassato da tempo è lecito chiedersi come si è risolto il problema della mancanza di indirizzi dato che viene utilizzato ancora oggi.
Una soluzione chiaramente è l’IPv6, ma prima sono state implementate 2 soluzioni che hanno molto in comune.
Prima di tutto si è fatta distinzione tra IP pubblici e IP privati.
In una banale rete di casa infatti l’unico dispositivo con un indirizzo connesso ad “Internet” è quello “pubblico” del Modem Router, tutti gli altri dispositivi connessi ad esso hanno un indirizzo IP privato assegnato dal Modem Router che necessitano di esso per andare su “Internet”.
In questo modo è possibile creare dei piccoli “universi” di indirizzi IP scollegati tra loro in cui possono essere replicati gli indirizzi IP identificativi dei dispositivi ma che essendo in “universi” separati non andranno a sovrascriversi e quindi problemi di indirizzamento dati.
In realtà anche i nostri Modem Router che hanno un indirizzo IP fanno parte di un “universo” di indirizzi router che sono connessi a una “CGN” che esegue lo stesso lavoro del Modem Router.
Quindi possiamo dire che i dati partono dal nostro dispositivo, arrivano al Modem Router, che a sua volta lo inoltra a una “CGN” e poi al sito web e la risposta avviene seguendo il procedimento inverso.
Avendo creato quindi più livelli per entrare ed uscire da Internet è possibile moltiplicare la quantità di dispositivi connessi in rete senza consumare più di 4.3 miliardi di indirizzi circa.
Ovviamente tutti questi “livelli” generano complessità e ritardi nella comunicazione con la rete.

Cos’è l’IPv6?

Come si può già capire dalla versione l’IPv6 è una versione “potenziata” dell’IPv4 e la differenza principale è che è un protocollo a 128 bit creato con un mix di informazioni binarie e esadecimali, in grado di indirizzare 2 alla 128 esima dispositivi quindi 655 triliardi di indirizzi.
Oltre all’espansione degli indirizzi, è stato cambiato anche il modo in cui funziona, è stato ottimizzato il modo in cui i dati sono organizzati, le informazioni necessarie per l’indirizzamento e il routing, è stata incrementata la sicurezza e in generale possiamo dire che è più veloce.
Possiamo dire che questa tecnologia può mappare ogni dispositivo con un proprio indirizzo pubblico e si vanno ad eliminare tutti quei passaggi che costituivano “universi” dentro “universi” che rallentavano il processo di invio e risposta dati.

Perché non si passa all’IPv6? e perché l’IPv4 è ancora utilizzato?

In realtà lo standard IPv6 anche se implementato 20 anni fa è lecito chiedersi perché siamo ancora qui a parlare di IPv4 e degli IP condivisi. Diciamo che un passaggio del genere non si fa con uno schiocco di dita o cliccando un pulsante.
Tutti i dispositivi da quelli casalinghi a quelli aziendali che gestiscono la comunicazione internet a livello mondiale, che creano e gestiscono le reti, devono essere compatibili con lo standard IPv6, il che significa rinnovare le reti, necessita di una grande quantità di tempo e spendere una grande quantità economica.
Allo stato attuale i costi sono più alti rispetto all’implementazione delle soluzioni di cui abbiamo parlato prima che permettono di far rimanere in vita l’IPv4.
Ovviamente il passaggio col tempo si sta attuando, e con la creazione di nuove reti ovviamente la preferenza è quella dell’IPv6 ma il riciclo delle vecchie reti è lento e di conseguenza va tutto a rilento.
Ci sono situazioni in cui “pezzi” di rete sono IPv4 e “pezzi” IPv6 e necessitano di apparecchiature adatte per la traduzione per il passaggio dati tra le reti.
Il processo è lungo e continuerà per anni.

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